(per nastro magnetico a 4 tracce) Durata: 14': 20"
E'-TAPE è la prima composizione realizzata nel 1977 come lavoro conclusivo per
l'esame del corso di Musica Elettronica frequentato al Conservatorio Rossini
sotto la guida di Walter Branchi dal 1974. Il brano è uno studio sulle possibilità
offerte dalle proprietà d'interconnessione dei sistemi analogici per la produzione
del suono disponibili al LEMS (Laboratorio Elettronico per la Musica Sperimentale).
Oltre a questo, E'-TAPE esplora due diverse tecniche di spazializzazione del suono
attraverso la riproduzione quadrifonica standard. Formalmente il brano è organizzato
su sezioni diverse, ciascuna imperniata su un certo tipo di materiale sonoro, racchiuse
da un'introduzione (presentazione dei materiali) e da una ricapitolazione finale.
In quel periodo, Walter Branchi mi spingeva alla sperimentazione sul suono a partire
da configurazioni di oscillatori controllati in tensione. Effettivamente, il brano trae
origine da una particolare configurazione che faceva uso di 4 generatori di funzioni
secondo lo schema seguente:
Chiamavo questa connessione "oscillatore complesso". WN era un generatore di
rumore bianco , VCO 1 un generatore di impulsi con frequenza compresa tra 1 e 10 Hz
mentre VCO 2 (frequenza circa 1 Hz) e VCO3 erano rispettivamente un generatore
sinusoidale e un generatore di dente di sega. Ciò che accadeva era una sorta di
modulazione di frequenza e regolando opportunamente i livelli di tensione e gli "offset"
degli oscillatori di controllo si producevano sequenze "pseudo-melodiche" con una
pronuncia di tipo quasi jazzistico, quindi in definitiva, un sequencer un po'
particolare, ma sicuramente molto interessante. Ascoltavo per minuti o intere mezz'ore
il procedere delle sequenze e mai riuscivo a ritrovare esattamente una stessa
figurazione, un pattern che si ripeteva banalmente. Questo mi affascinava molto.
Il generatore di rumore (un oscillatore Wavetek con forme d'onda periodiche e casuali)
produceva sequenze pseudo-casuali utilizzando una tecnica a shift-register a 10, 15 e 20
bit. Impostato a 20 bit, le sequenze apparivano veramente casuali.
Tutto il materiale utilizzato nelle varie sezioni deriva dall'impiego di forme più o
meno elaborate (filtraggio, modulazione ad anello, riverberazione) di tali sequenze.
Naturalmente, una di queste sequenze, risulta come una sorta di elemento tematico dal
momento che viene più volte riutilizzato e sviluppato nel corso dell'intera composizione.
Se avessi deciso di registrare la sequenza precedente o seguente, forse il brano oggi
suonerebbe lievementediverso, ma l'idea formale che stava dietro è ciò che alla fine
rimane.
Per ciò che riguarda la spazializzazione, decisi di usare due tipologie fondamentali:
la localizzazione e la rotazione. La prima la realizzai semplicemente con la tecnica
del panning esclusivo sui 4 canali distribuendo il materiale su altrettante tracce di
un AMPEX a 4 piste mentre per la seconda utilizzai due diverse tecniche. La prima
tecnica consisteva nell'automatizzazione del panning impiegando 4 oscillatori e 4
modulatori RM utilizzati come "gate" di canale secondo lo schema seguente:
Ciascuno dei 4 oscillatori era impostato con forma d'onda sinusoidale con offset,
con frequenze dell'ordine da decimi a qualche hz, con lievi differenze l'una
dall'altra. Tali differenze creavano una sfasatura tra le funzioni e ciò
produceva un effetto di rotazione sui 4 canali d'uscita. Ovviamente non era
facile controllare la direzione, il movimento o la regolarità, ma questo faceva
parte delle difficoltà da superare.
L'altro metodo di rotazione, più rigido e automatico, consisteva nell'utilizzazione
del ritardo di testina dell'AMPEX a 4 piste: il segnale d'ingresso veniva iniettato
nella prima traccia (testina di registrazione Ch. 1) mentre l'uscita (Tape) del Ch.1
(testina di rriproduzione Ch.1) veniva a sua volta iniettata nella seconda traccia e
così via fino ad ottenere il loop seguente:
Ch1 -> Ch2 -> Ch3 -> Ch4 -> Ch1......ecc.
In questo caso le rotazioni erano molto rapide ed il verso di rotazione era quello
dettato dalle connessioni dei canali d'ascolto con l'uscita dell'AMPEX. Data la
particolare configurazione, il suono subiva l'effetto collaterale di una serie di
echi multipli, particolarmente evidente con materiali impulsivi.
Il nome deriva da un gioco di parole tra E (Eugenio), TAPE (nastro) e ETAPE (tappa,
parte di un percorso)
La prima esecuzione avvenne nel Luglio 1977 all'Auditorium Pedrotti del Conservatorio
Rossini di Pesaro.