(per pianoforte, suoni di sintesi e live electronics)
Il pianoforte è uno strumento che difficilmente sfugge alla sua ineluttabile natura. Quando i martelli
abbandonano il meccanismo che li sospinge non esiste nessuna possibilità di controllarne ulteriormente il
movimento e il gioco è fatto... Una sola nota pesa come un macigno e fa riaffiorare immediatamente tutta
quella gigantesca memoria musicale che vi è implicata. Anche le ingegnose virtuosissime artefazioni
timbriche
di Cage non hanno risolto problema...Sono stato sempre restio a scrivere una composizione che prevedesse il
pianoforte in combinazione con i suoni elettronici proprio per la difficoltà di sottrarsi ai troppi vincoli
che tale strumento pone. In questo brano ho deciso alla fine di non oppormi, ma ho cercato di assecondare la
sua natura e di ampliare e magnificare alcune sue caratteristiche...
Il suono del pianoforte amplificato, i suoni elettronici registrati in studio e l’elaborazione digitale dal
vivo sono gli elementi base di questa composizione. L’intero brano è costruito sull’articolazione dialettica
di altrettanti piani espressivi. Nelle elaborazioni in studio e dal vivo, il materiale prodotto è derivato
sempre dal suono acustico del pianoforte che, pur apparendo notevolmente trasfigurato, mantiene ancora molte
delle caratteristiche timbriche originali.
Le due dimensioni che integrano quella del pianoforte solo, sono state pensate come processi di magnificazione
delle qualità timbriche del suono originale e l’insieme è stato immaginato come una metafora pittorica di una
“figura visibile e reale” (il pianoforte) e di “figure normalmente invisibili ma virtualmente esistenti” (i
suoni prodotti in studio e l’elaborazione dal vivo). Queste ultime sono ottenute attraverso una ricomposizione
sintetica del tempo che si rende possibile con la Sintesi Granulare, con la tecnica del Phase Vocoder e con
una combinazione incrociata delle due. Dato l’elevato livello di trasformazione introdotto da tali tecniche,
la scrittura della parte del pianoforte non prevede particolari “effetti” o “preparazioni” di sorta. La
struttura del brano si articola in due macro-sezioni formalmente non separate, ma sensibilmente contrastanti:
la prima vede il pianoforte come elemento gerarchicamente paritetico e “concertante” con il suono elettronico
mentre nella seconda il suono di sintesi assorbe e integra gradualmente, ma inesorabilmente lo strumento
stesso. Inoltre, le altezze nella prima sezione sono costituite da brevi frasi che privilegiano l’intervallo
di seconda minore e che derivano tutte da una figurazione composta due arpeggi ascendenti. Nella seconda
sezione (che si configura come una coda estesa) le altezze sono organizzate come “pattern” (sequenze cicliche)
che l’esecutore interpreta con una certa libertà e che si inseriscono in un tessuto sonoro pre-elaborato
costituito da un’elongazione temporale degli arpeggi originali e che vengono “catturate” ed espanse
temporalmente e timbricamente dall’elaborazione del processore Kyma. In questa fase l’esecutore condiziona in
modo del tutto estemporaneo l’intervento dell’elaborazione. In questa fase viene attivato un algoritmo che in
base ad una soglia di ampiezza prefissata, innesca un processo di cattura del suono in un buffer quando il
suono prodotto dal pianoforte raggiunge e supera tale soglia. Quando il buffer è pieno (circa 6 sec.) il
materiale registrato viene sottoposta a granulazione. Questo brano è dedicato a mia figlia Elena.
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( 2' : 13")
piano: paolo marzocchi